Darfo Boario Terme: Gioielli d’arte nelle frazioni
 
25041   Darfo Boario Terme
 

Le Terme

 
Arte rupestre Chiesa o luogo sacro Castello

 
A piedi In bicicletta

 
Storico

 

Per arrivare a Montecchio di Darfo passi, partendo da Boario, sul così detto “ponte romano”. E’ un bel ponte, a campata unica, costruito in blocchi di granito e pietra simona verso il 1700, sui resti di un ponte più antico che collegava il castello medioevale sul Monticolo alla sponda opposta del fiume. In quel punto l’Oglio crea un’ansa dolce che rispecchia nelle sue acque il ponte sottile: nella luce dell’alba sembra un nastro teso fra le due sponde. Dopo il ponte, di fianco alla chiesa parrocchiale, la chiesetta dell’Oratorio, quattrocentesca, con la stessa magia di colori e di figure di S. Maria in Esine. Se ami le cose curiose certo ti lascerai conquistare dalla “Madonna dell’Umiltà e della Misericordia”, dal suo manto amplissimo sostenuto da angeli, sotto il quale si rifugiano una moltitudine di supplici: a destra donne ricche e povere, vecchie e giovani, semplici ed eleganti, a sinistra uomini di tutte le età, regali e borghesi, rappresentanti degli ordini monastici e delle discipline medioevali. Originalissimi copricapo sulle riverite teste dei più boriosi, ma la Madonna protegge e perdona ogni peccato. Sembra che questa piccola cappella sia stata in origine un porticato aperto che dava accesso ad un cimitero.
Per completare l’itinerario di Montecchio, occorre tornare indietro nel tempo, fino all’età del rame (3000-2000 a.C.). Dal ponte si scende lungo la riva destra orografica del fiume fino ad arrivare, in breve tempo, in località “Corni freschi”. Qui trovi un grosso masso d’arenaria rossa, con una delle più belle composizioni camune incise sulla roccia: nove alabarde stilizzate a becco d’uccello. La gente del luogo, sempre realistica, considera queste figure come falci per tagliare il fieno.



Ed ora tutti a trovare una dolce principessa che fugge il drago, lasciando svolazzare nel verde i capelli ed il lungo abito delicatamente sfumato di rosa. La principessa abita ad Erbanno nella chiesa di S. Maria in Restello, in compagnia d’altri bellissimi affreschi, dipinti nel ‘500 da Callisto Piazza di Lodi. Tutto il paese ha un’impronta altomedioevale: le nobili dimore dei Federici con i portali di pietra simona recanti le loro iniziali, gli ampi porticati, le conchiglie incise negli architravi, i capitelli con grandi foglie decorate, i rosoni, le bellissime finestre rettangolari, la torre a pianta quadrata, tutto fa immaginare l’importanza di questo luogo nel passato, all’epoca delle lotte fra guelfi e ghibellini, nel tempo in cui Milano e Venezia si contendevano il possesso della Vallecamonica.


C’è tempo ancora per salire a Gorzone, lungo la strada statale per la val di Scalve. L’incanto ed il mistero di molte costruzioni del paese sono dovuti all’uso di conci di arenaria rossa, specialmente negli angoli e negli spigoli, nelle colonne che sorreggono arcate medioevali, nei portali, nelle cornici delle finestre sempre dovunque in pietra rossa battuta. Nel castello sulla collina, la semplice austerità dei muri esterni con le finestre ornate di arenaria e i portali d’ingresso con lo stemma Federici abbinato a quello scaligero, ti lasciano sognare. Con un po’ di fantasia vedi giungere, con nobile scorta d’armati, la dama veronese, che diventerà, suo malgrado, sposa del castellano, tanto importante da potersi imparentare con simile potente famiglia veronese. Se suoni, il guardiano ti apre, se lo preghi con insistenza puoi ottenere il permesso di vedere i due cortili interni. Anche qui c’è una profusione d’arenaria rossa; l’atmosfera d’austerità è alleggerita dai balconi di legno intagliato con pilastrini a viola, da piccole scalinate, da delicati rampicanti.
Altre case medioevali si trovano in tutta Gorzone, tanto importante da essere nominata come “Gorzo” da Leonardo da Vinci nel suo schizzo del 1508-09, conservato a Windors, riproducente la Vallecamonica.






Note:
per gli amanti della preistoria oltre alle incisioni dei “corni freschi” a Darfo è possibile visitare Il Parco delle Luine, in cui si trova la concentrazione più importante di arte rupestre messa in luce dalle ricerche nella bassa Valle Camonica (Tel. 348.7374467) e L’Archeopark, un grande museo all’aperto creato per rivivere il passato attraverso le ricostruzioni, su base scientifica, di insediamenti preistorici (Tel. 0364.529552)

Da vedere:
a Montecchio il ponte romano e la chiesa dell’oratorio al cui interno compare una Crocifissione attribuita alla scuola del Da Cemmo, entrambi monumento nazionale, ad Erbanno la chiesa di S. Maria e i suoi affreschi, dipinti da Callisto Piazza di Lodi e a Gorzone le diverse dimore signorili e il castello dei Federici.

Periodo storico:
il ponte romano venne ultimato nel 1686 su progetto di Francesco Cifrondi; la chiesa dell’oratorio è del ‘400 mentre quella di Erbanno è del sec. XVI e il castello, ultimato nel 1160, nel 1288 venne assediato e danneggiato da alcune truppe inviate dal comune di Brescia.


Bibliografia
“…Ti racconto un itinerario singolare” Consorzio delle Pro Loco camuno-sebine



 
COME ARRIVARE